Le unità di tempo
Sebbene Reta abbia due satelliti, Rianno è fissa mentre Branno ruota nel cielo notturno. È quindi solo quest’ultima ad avere un ruolo nel calcolo del tempo. Se tuttavia il calendario solare e lunare sono ben definiti, diverso è il discorso se parliamo della misura del tempo nell’arco della giornata.
Il giorno retano è diviso in 24 ore, ma solo 23 sono sempre tutte uguali. La ventiquattresima, detta “Ora Oscura” a volte è lunga un’ora e mezza. Per la precisione la ventiquattresima ora dovrebbe sempre essere lunga un’ora, ventinove minuti e sedici secondi. Pertanto si è deciso di avere un’ora oscura esattamente di un’ora e mezza compensandola in determinati mesi dell’anno con un giorno nel quale anche la ventiquattresima “ora” dura solo un’ora. Questo giorno, detto “giorno della notte luminosa” coincide sempre con la luna Branno nuova. Il giorno della notte luminosa c’è nei primi e negli ultimi quattro mesi dell’anno. Ogni sei anni, tuttavia, anche il mese centrale ha un giorno della notte luminosa, per compensare ulteriormente una piccola differenza di 5 minuti all’anno. Infine, ogni 90 anni, oltre a quello centrale, sono i primi cinque e gli ultimi cinque mesi ad avere un giorno con un’ora oscura di solo un’ora.
Ogni ora è divisa in 60 minuti, detti anche giri, dato che è il tempo che un uomo ci mette a percorrere il perimetro di un campo, ovvero 240 metri, a una velocità di quattro metri al secondo, praticamente di corsa. Un minuto, o giro, è a sua volta suddiviso in 60 secondi, o battiti, dato che si ritiene su Reta che un battito del cuore corrisponda a un secondo.
La divisione della giornata in 23 ore più l’ora oscura è usata quasi esclusivamente dai maghi, dagli astronomi e da poche altre persone, essendo troppo “tecnica” per la maggior parte della gente. Per il popolo, infatti, il tempo non è qualcosa che si misura con precisione, anche perché non esistono praticamente orologi su Kios, a parte alcuni strumenti sconosciuti ai più e utilizzati solo da chi ha la necessità di misurare con precisione il tempo. La maggior parte della gente utilizza per misurare le ore delle particolari candele di sego che hanno una serie di pezzetti di legno incastrati nella cera. Ogni volta che un pezzetto cade, è passata un’ora. Ci sono candele da una, due, quattro e otto ore. Ogni pezzetto è detto zeppa, e così è comunemente chiamata l’ora su Reta.
Per quanto riguarda la misurazione del tempo nell’arco di una giornata dobbiamo distinguere fra “momenti della giornata” e misurazione di periodi di tempo più o meno lunghi ma comunque inferiori al giorno.
Il giorno
Sia il giorno che la notte sono caratterizzati da momenti ben precisi che, ovviamente, variano da stagione a stagione. La giornata è caratterizzata da otto momenti.
- Il primo è l’alba, ovvero quando compaiono le prime luci. È l’ora alla quale gli agricoltori vanno nei campi e gli allevatori mungono le vacche. È anche l’ora dei primi riti propiziatori in molti templi e quello tipicamente stabilito per le esecuzioni non pubbliche.
- Il secondo è il passo, ovvero quando mercanti e artigiani iniziano le loro attività, le botteghe schiudono i battenti e le porte delle città vengono aperte al consueto traffico da e verso le campagne.
- Il terzo è la quarta. Alla quarta Senna è tipicamente a un quarto del suo tragitto che la porta a solcare il cielo dall’alba al tramonto. Nelle città, a quest’ora, la gente è solita fermarsi a mangiare qualcosa alle tante bancarelle che per pochi tasselli vendono focacce dolci e salate e spiedini di carne essiccata e salata.
- Il quarto è la mezza, ovvero l’ora del pranzo, per chi se lo può permettere. In genere la maggior parte della gente fa un solo pasto, generalmente la cena. A pranzo si è soliti mangiare qualcosa di veloce da buttar giù con un boccale di birra o di succo di mele.
- Il quinto è la sosta, che corrisponde poi al primo pomeriggio. È detta così perché è anche il periodo nel quale le carovane tipicamente sostano per far riposare i cavalli. Nelle stagioni calde è il periodo nel quale il sole picchia di più, in quelle fredde quello nel quale si fa una breve sosta per riposarsi subito prima di riprendere il lavoro.
- Il sesto è la barra. È l’ora alla quale molte botteghe chiudono. Molte esecuzioni pubbliche avvengono appena scocca la barra, in modo da avere quanto più pubblico possibile che poi, festante, tornerà a casa a godersi la cena.
- Il settimo è il tocco. È l’ora tipicamente riservata alla cena. È anche l’ora dei riti serali e dei racconti dei cantastorie. Nelle ville e nei castelli dei nobili, è l’ora dedicata alla musica e alla lettura in pubblico.
- L’ottavo e ultimo è il tramonto, l’ora di andare a dormire per tutte le persone oneste e di buona volontà. E ovviamente è anche l’ora in cui tutte le altre si mettono industriosamente al lavoro…
Da notare che i vari momenti non sono equidistanti. È comunque comune indicare l’ora in riferimento al momento più vicino. Ad esempio, una “zeppa alla barra” vuol dire un’ora prima della chiusura delle botteghe. In alcune candele, usate in magia, un pezzetto di carbone sostituisce una zeppa a indicare l’inizio dell’Ora Oscura. Quel pezzetto è anche chiamato zeppa nera. Questa candela è caratterizzata da una serie di segni sulla cera che indicano dove la candela va tagliata prima di essere usata. A seconda del mese e del giorno il mago taglia la candela in un punto differente, poi, al tramonto, l’accende. Quando la zeppa nera cade, l’Ora Oscura inizia. La precisione non è eccezionale ma, per quanto strano possa sembrare, il tempo non è una variabile fondamentale negli incantesimi.
La notte
La notte è caratterizzata da tre momenti che corrispondono poi, nelle città, ai tre cambi delle guardie in servizio di sentinella o di ronda: sono chiamati rispettivamente la lupa, la civetta e la fuga. Sono più o meno equispaziati fra il tramonto e l’alba. La lupa è l’ora dei nottambuli, di quelli che fanno tardi la sera, l’ora degli innamorati. La civetta e la notte profonda, quella in cui tutti dormono e ladri e manigoldi si aggirano furtivi in caccia. È anche l’ora della magia nera, degli spettri e degli abitanti dell’oscurità. È fra la lupa e la civetta che scocca infatti l’Ora Oscura. La fuga è l’ora che precede l’alba ed è chiamata così perché è tipicamente l’ora delle “fughe d’amore” e delle evasioni, quando ancora tutti dormono ma si cerca di partire in modo da esser lontani alle prime luci dell’alba ed avere così tutto il giorno davanti a sé per scomparire del tutto.
Come già detto, questi momenti non corrispondono sempre allo stesso istante nel tempo, ma variano a seconda di quando sorge e tramonta il sole.
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